
In Ciò che resta del futuro, Giovanbattista Tusa si misura con il pensiero decostruttivo alla luce della crisi ecologica che caratterizza la nostra epoca, mettendo in rapporto la decostruzione con le inquietudini teoriche e politiche sollevate dal pensiero indigeno, dai nuovi materialismi, dall’ecocriticismo e dall’afrofuturismo. Pensare, come già aveva intuito Jacques Derrida, non può più significare richiamare alla presenza, attraverso un processo di rammemorazione, qualcosa di già conosciuto. Pensare richiede invece di entrare in relazione con il tempo elusivo di ciò che non ha mai avuto il terrore dell’evidenza. La memoria non può soltanto essere rivolta a ciò che è avvenuto, ma deve raccogliere le tracce di un passato che “non è mai stato presente”, tracce che non si sono mai date nella forma della presenza e che restano così sempre “venute dall’avvenire”. Esse si rivelano allora tracce di una giustizia intempestiva che an-archivia l’ordine del presente.
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Lingua
Italiano -
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Sull'autore
Giovanbattista Tusa
Giovanbattista Tusa è ricercatore in Filosofia e Ecologia all’Istituto di Filosofia dell’Università Nova di Lisbona. È stato Direttore dell’Institute for Critical Media del Global Center for Advanced Studies (USA) e Visiting Lecturer di numerose istituzioni in Europa e negli Stati Uniti. Il suo ultimo lavoro, De la fin, scritto con Alain Badiou, pubblicato in Francia nel 2017, è in seguito apparso in edizione inglese, spagnola e portoghese.