Nei duecento anni compresi fra il Seicento e l’inizio dell’Ottocento, il moderno è quel “luogo” nel quale la cultura europea, sullo sfondo dei grandi avvenimenti storici – dalla guerra civile inglese alla Rivoluzione francese, dalla guerra dei Trent’anni a quelle napoleoniche – produce e consuma con sorprendente rapidità nuove categorie di pensiero utili a immaginare, codificare e progettare se stessa e il mondo circostante. Quello del moderno è un percorso illuminato dal desiderio bruciante di vita di Don Giovanni e da quello di Wilhelm Meister, dallo scacco esistenziale di Amleto e da quello di Werther, dall’erranza di Don Chisciotte e da quella di Heinrich von Ofterdingen. Nel passaggio dall’età barocca a quella romantica è così possibile seguire non solo il superamento della civiltà rinascimentale e il confronto fra le categorie estetiche e filosofiche di classico e romantico per come queste si mostrano in Goethe, Hölderlin, Novalis, ma anche il percorso che conduce alla stabilizzazione dello Stato moderno e la sua evoluzione in Stato nazionale nell’itinerario che dal pensiero di Hobbes conduce a quello di Hegel, mantenendo sempre aperto il dialogo con spunti e suggestioni letterarie provenienti dal ventesimo secolo.
About the author
Francesco Forlin
Francesco Forlin è dottore di ricerca in Filosofia e scienze umane e docente di storia e filosofia presso il liceo scientifico “G. Alessi” di Perugia. Nelle sue precedenti tre monografie – Limite e fondamento (2005), Il mito moderno (2012), Il primato della relazione (2015) – si è occupato di tematiche variamente connesse alla filosofia moderna e contemporanea, segnatamente in relazione al problema del male, al tema del mito e a quello dell’intersoggettività.