La figura e l’opera di Giosue Carducci sono attraversate da una profonda contraddizione, non sempre risolta. Da un lato, infatti, il professore-poeta si pone come ultimo scudiero dei classici, il campione della tradizione nazionale, colui al quale la storia ha attribuito il compito di creare i miti della nuova nazione. Dall’altro egli guarda all’Europa, alle sperimentazioni poetiche in atto, ed è in grado di dialogare con i dotti del vecchio continente. Se la Francia continua a essere l’interlocutrice principale, Carducci presta attenzione al mondo tedesco, da cui è stato ugualmente ripagato. Di questo fecondo dialogo il presente volume è una testimonianza ricca e preziosa, in grado di sfatare molti pregiudizi (come quello del Carducci irredentista germanofobo) e di aprire inedite prospettive di ricerca.
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Italiano -
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AA. VV.
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