Arrivato a doppiare il mezzo secolo di vita e coronato da un successo planetario stimato in oltre cinquanta milioni di copie, il disco The Dark Side of the Moon (1973) del gruppo inglese Pink Floyd resta agli atti come uno dei più accattivanti episodi della stagione stilistica del cosiddetto progressive pop e uno dei più riusciti esempi di concept album, ossia un album caratterizzato da un fil rouge tematico che ne attraversa e collega tutti i brani. Ma questo disco, parte delle memorabilia sonore del Novecento, si candida innanzi tutto a essere preso in considerazione per la sua trama formale e per la sua ricchezza strumentale, oltre che per l’aura extraterrestre e per le riflessioni filosofiche e psicologiche che ne ispirano, allusivamente, i singoli episodi. Questo e molto altro (la Swingin’ London, la scena britannica underground, l’estetica e la discografia fondamentale del progressive, gli apporti creativi di Gilmour, Waters, Mason e Wright, il decisivo contributo tecnico di Alan Parsons alla registrazione dell’album) illustra il libro di Dainese attraverso una rigorosa ma fruibile analisi musicologica e contestuale, riferibile anche al “rafforzamento progressivo” degli insegnamenti istituzionali di musica popular e afro-americana.
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Italiano -
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Sull'autore
Marco Dainese
Marco Dainese (1976) si è laureato in Lettere con Luca Cerchiari con il massimo dei voti all’Università di Padova, orientando i propri studi, tra l’altro, alla filologia musicale. Contemporaneamente si è diplomato al Conservatorio in viola, canto lirico e canto didattico. L’attività concertistica lo ha portato a collaborare con importanti direttori d’orchestra e registi come Claudio Abbado, Mario Martone e Gianfranco De Bosio. Nel 2009 ha conseguito la specializzazione all’insegnamento di primo e secondo grado presso l’Università degli Studi di Ferrara, diventando docente di ruolo di discipline letterarie presso l’IIS E. De Amicis di Rovigo, dove vive e coltiva le sue passioni: il progressive rock, la fantascienza e l’arte contemporanea.