Non avrai altro idolo all’infuori di me 50 appunti per un “esodo” dalla biocrazia capitalista

Non avrai altro idolo all’infuori di me

50 appunti per un “esodo” dalla biocrazia capitalista

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Tutto cambia dopo il Covid, ma non l’idolo-capitalismo. O meglio: ce lo teniamo e continuiamo ad “adorarlo” o a subirlo in una sua nuova variante. Il titolo del libello – che prosegue l’indagine iniziata con L’inconscio è il mondo là fuori – riecheggia e parodizza un noto versetto biblico: Non avrai altro Dio all’infuori di me (Es 20, 3). Lì si vuole significare il primato dell’inquantificabile, dell’invisibile, dell’incapitalizzabile, qui il senso è capovolto e invertito: “Non adorerai se non me che sono un idolo”, “Non avrai altro capitale all’infuori di me”, “io che non sono dio mi faccio dio, il tuo dio, e tu mi adori e mi adorerai per sempre per sempre per sempre”. Mentre il divino, il Mistero, la Vita (o quale sia il suo nome) è nel segno del dono, dell’abbondanza e dell’amore, l’idolo sta in quello della scarsità, del ricatto e della seduzione, travestiti da merito, da promozione e successo. Di fronte all’infuriare del «capitalocene», che è un regno della morte, un «thanatocene», l’intelligenza della vita dentro e fuori di noi ci chiama a un risveglio, a una nuova radicale mutazione, a un passaggio profondamente trasformativo. A un nuovo “esodo”, perché «dove c’è pericolo, cresce anche ciò che salva», ci sussurra il grande Holderlin.

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Sull'autore

Gianni Vacchelli

Gianni Vacchelli, narratore, scrittore, docente. Insegna in un liceo classico del milanese ed è contrattista all’Università Statale di Milano. Ha pubblicato numerosi saggi: L’«attualità» dell’esperienza di Dante (2015), Dante e la selva oscura (2018); e opere narrative: Arcobaleni (2012), Eutopia, con M. Bellosta (2013), Generazioni. Storie di liberazione e abisso (2016).

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