Discorsi contro il fascismo
n uno dei periodi più bui della storia italiana, di fronte a una maggioranza fascista sempre più grossa e minacciosa, Matteotti ebbe la forza di denunciare le brutalità sistematiche delle squadracce fasciste e le truffe elettorali che favorirono la conquista del potere da parte di Mussolini. Gramsci smascherò le reali intenzioni del regime, sottolineando la necessità di una lotta continua per la giustizia sociale. Croce criticò apertamente le leggi repressive e denunciò l’erosione dei valori democratici e liberali. Questo libro raccoglie i loro principali discorsi parlamentari, atti pacifici, potenti e al tempo stesso disperati, che anticiparono di almeno vent’anni la Resistenza vera e propria. Le parole del socialista Matteotti, del comunista Gramsci e del liberale Croce non solo offrono una panoramica dell’opposizione parlamentare al fascismo, ma risuonano ancora oggi come un monito contro ogni forma di tirannia.

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Sull'autore

Giacomo Matteotti

Giacomo Matteotti (1885-1924) fu un politico e giornalista italiano. Segretario del Partito Socialista Unitario, una corrente riformista del socialismo, denunciò in Parlamento i brogli elettorali e la violenza dei fascisti, venendo assassinato nel 1924. I suoi discorsi rimangono un fulgido esempio di integrità morale e rappresentano una delle denunce più audaci contro il fascismo.

Antonio Gramsci

Antonio Gramsci (1891-1937) fu un filosofo e un politico, cofondatore del Partito Comunista d’Italia. Arrestato dal regime fascista nel 1926, trascorse gran parte della sua vita in prigione, dove scrisse i suoi famosi Quaderni del carcere. Le sue idee sull’egemonia culturale e il ruolo degli intellettuali sono ancora oggi di grande rilevanza.

Benedetto Croce

Benedetto Croce (Pescasseroli, 1866 – Napoli, 1952), filosofo, storico, politico e critico letterario italiano, principale ideologo del liberalismo novecentesco e tra le figure italiane più influenti del XX secolo. Luigi Einaudi (Carrù, 1874 – Roma, 1961), economista e uomo politico italiano. Governatore della Banca di Italia, secondo Presidente della Repubblica, dal 1948 al 1955, è stato un convinto seguace e sostenitore del liberalismo classico.

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