Il centesimo anniversario del Bauhaus (1919-2019) rappresenta un’occasione preziosa per riflettere sulla natura e sull’eredità di uno dei fenomeni più dinamici e significativi che abbiano animato la sperimentazione artistica del Novecento. Nonostante la ricchezza e l’ampiezza di studi sull’argomento, un vasto orizzonte culturale sul quale l’istituzione del Bauhaus si staglia è rimasto per lo più inesplorato. Si tratta dello sfondo costituito dall’esperienza mistica, spirituale e insieme sensibile e corporea che stimola e permea non solo il complesso panorama artistico del primo Novecento, ma anche, direttamente, la visione creativa, innovativa, provocatoria e insieme didattica e formativa della scuola fondata da Walter Gropius. Attraverso l’analisi dell’opera artistica, della riflessione teorica e delle pratiche di vita di Vasilij Kandinskij, Johannes Itten e Paul Klee, il presente lavoro si propone di mettere in luce quegli elementi simbolici, ineffabili, “fantastici”, “lirici”, non concettualizzabili che il razionalismo artistico ha cercato di dominare e reprimere e che invece si sono rivelati a esso coessenziali, innervando di sé anche la visione pragmatica del Bauhaus.
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Italiano -
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Sull'autore
Alberto Giacomelli
Alberto Giacomelli, dottore di ricerca in Filosofia teoretica e pratica, è assegnista presso il dipartimento FISPPA dell’Università degli Studi di Padova, dove collabora con le cattedre di Estetica e Storia della filosofia moderna e contemporanea. I suoi principali interessi di studio riguardano l’estetica, l’intercultura e la filosofia di area tedesca del XIX e XX secolo, con particolare riferimento al pensiero di Nietzsche e alla relazione tra filosofia e linguaggi artistico-letterari, sia occidentali, sia sino-giapponesi. Autore di contributi in riviste e volumi nazionali e internazionali, per Mimesis ha pubblicato le monografie Simbolica per tutti e per nessuno. Stile e figurazione nello Zarathustra di Nietzsche (2012) e Bauhaus absconditum. Arte, corpo e mistica alle radici del Modernismo (2019). Ha inoltre tradotto e curato l’opera di Ryo-suke O-hashi Kire: il bello in Giappone (2017).