Osservando, e vivendo, lo spazio occidentale – le idee che lo riguardano, gli oggetti che lo popolano, le linee di forza che lo attraversano – ci si può render conto, non senza straniamento, di quanto esso sfugga alla nostra vista. Non poi così paradossale, in realtà, che in un’epoca di iper-immagini, i nostri occhi finiscano per essere abbacinati. Da quando la rete si è smaterializzata viviamo in un campo magnetico ultradenso; il comune senso del mondo si costruisce su avvicinamenti vertiginosi: icone, frames discorsivi, interfaccia materiali e virtuali sono continuamente appresso a noi. Per questo, il soggetto, impegnato a districarsi in una selva di eventi spaziali, percepisce irrazionalmente le correnti carsiche che fluiscono al di sotto del mainstream, magari ubriacato dalle lingue tecno-scientifiche che dicono di parlare il reale. Da ciò deriva l’impaccio con cui reagiamo a “iperoggetti” – come li chiama Timothy Morton – vicinissimi e diffusi, a-posizionali e insofferenti alla perimetrazione, come i terrorismi, il cambiamento climatico, le pandemie.
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Italian -
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About the author
Sebastiano Bertini
Sebastiano Bertini è Dottore di ricerca in Filologia moderna, docente e formatore degli insegnanti. È impegnato politicamente con i Verdi Europei. Tra i suoi interventi: Esperire l’oltretomba. Il duo di Don Giovanni e Leporello (2012), L’ucronia di Nievo (e Ghislanzoni): appunti sulla narrativa di anticipazione in Italia (2013), Manoscritto trovato a Saragozza: gli intertesti della duplicità (in “Gentes”, n. 4/2017). Ha contribuito al volume Valutare le competenze. Mini-book metodologico per docenti (2018, a cura di C. Bertazzoni).