Lo sviluppo del metodo scientifico di Galileo Galilei ha permesso all’Occidente di eccellere nella comprensione di quel grande libro “scritto in lingua matematica” che è l’Universo, ossia di giungere alla conoscenza certa, oggettiva e ripetibile dell’unica realtà considerata davvero tale poiché misurabile: la materia. Eppure noi tutti, in ogni istante, presupponiamo una realtà non quantificabile, ma al contempo innegabile: la coscienza. In effetti il carattere qualitativo della coscienza costituisce dichiaratamente il “problema difficile” delle scienze cognitive, poiché pare irriducibile ai correlati neurali misurati dalle neuroscienze. Esistono dunque metodi e strumenti alternativi per indagare la natura della mente? Al di là dei pregiudizi culturali e dei suoi ormai noti benefìci sul piano psicofisico, la meditazione buddhista si pone anzitutto come un metodo diretto, pragmatico e rigoroso per l’osservazione, l’analisi e la descrizione fenomenologica della coscienza. Un metodo di cui, secondo Francisco Varela, le scienze della mente occidentali non possono più legittimamente fare a meno.
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Italian -
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About the author
Francesco Camerlingo
Francesco Camerlingo (1982), laureato in Filosofia teoretica all’Università degli Studi di Firenze con la tesi La questione del senso. Con Heidegger e Wittgenstein sull’enigma dell’esistenza (2011), si è poi dedicato allo studio e alla pratica di yoga, buddhismo e meditazione, conseguendo il Master in Neuroscienze, Mindfulness e Pratiche Contemplative dell’Università di Pisa. È ideatore e co-docente di Yogasophia, un progetto culturale nato nel 2015 e volto a promuovere la pratica yogico-meditativa e il dialogo filosofico tra Oriente e Occidente.