Le mie quattro patrie

Le mie quattro patrie

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Dopo aver letto Le mie quattro patrie e aver girovagato (ma il verbo giusto sarebbe il tedesco Wandern) per Spagna, Francia, Inghilterra e Germania, si avrebbe voglia di domandare a Tessari verso quale luogo diriga davvero i suoi passi. La risposta, verosimilmente, sarebbe la stessa data da Enrico di Ofterdingen nell’eponimo capolavoro di Novalis: “Sempre verso casa”. Se vi è un merito del libro, questo consiste nell’aver compreso che l’Europa è, come diceva Camus, “la nostra patria più grande” e che per un europeo dovrebbe essere naturale sentirsi a casa ovunque, tanto in Spagna quanto in Germania, perché ovunque egli incontrerebbe la medesima grammatica del pensiero, quella dei distinti-uniti, di un’unità vivificata da una perpetua agitazione della pluralità che la abita. Viviamo in tempi intrisi dell’aria mefitica del nazionalismo, lo stesso che spinse l’Europa al duplice suicidio delle guerre mondiali. Il Wanderer Tessari ci mostra invece che esiste un’altra Europa, la quale ha nell’amicizia – intesa come implacabile curiosità e inesausta passione per la diversità – la propria testata d’angolo. In questo senso il libro, lungi dall’essere soltanto un memoir, dove sapidi aneddoti si alternano a riflessioni dalla spiccata contenenza gnomica, è in realtà un ambizioso tentativo di restaurazione umanistica.

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Sull'autore

Alessandro Tessari

Alessandro Tessari è laureato in Filosofia all’Università degli Studi di Padova. Nel 1968, all’età di ventisei anni, riceve la cartolina rosa e inizia il servizio di leva. A partire dal 1972 viene eletto per cinque volte in Parlamento nelle file del Partito comunista italiano e del Partito radicale. Parallelamente all’impegno politico, si dedica all’attività accademica e per quarantatré anni è docente senza cattedra di Filosofia della scienza in numerose università internazionali. Per Mimesis ha curato Sindrome giapponese. La catastrofe nucleare da Chernobyl a Fukushima (2011) e ha pubblicato Raccontando Pannella... a ruota libera (2012) e Ascoltare il dissenso. Come la scheda bianca può ridurre il numero dei parlamentari (con E. Tanasso, 2012).