È necessario nel nostro tempo chiedersi non solo se nel pensiero di Jacques Derrida ci siano stati gli elementi per rintracciarvi una filosofia della democrazia, della democrazia a-venire, ma domandarsi altresì perché per Derrida sia stato importante affermare che non c’è democrazia senza filosofia, ovvero senza democrazia in filosofia, in modo da poter comprendere che la decostruzione non soltanto è alla radice democratica, ma che non si può dare decostruzione senza democrazia. Com’è noto, dopo la prima fase decostruttiva della tradizione metafisica, a partire dagli anni Ottanta del Novecento, Derrida orienta la propria filosofia sul terreno etico-politico, sviluppando criticamente una serie di temi: il dono, il perdono, l’ospitalità, l’amicizia, la comunità, la testimonianza, il segreto, il lutto, la legge, il rapporto forza/ diritto, la giustizia, la decisione, la responsabilità, la crisi della sovranità. La strategia decostruttiva è far emergere una concezione del soggetto capace di mettere radicalmente in questione ogni identità raccolta in sé, purificata dall’alterità e dall’eterogeneità. A partire da qui la scrittura filosofica dell’ultimo Derrida compie una decostruzione del politico che avvia una riflessione originale sulla questione dell’animale, della vita e del pensiero del vivente. Attraversando la frontiera dei due “sguardi” – dell’animale e dell’umano – che si protende oltre l’inquietante prossimità di questa distinzione, Derrida ci consegna nella scrittura il suo bestiario filosofico-politico con L’animale che dunque sono e La bestia e il sovrano. Di ciò si occupa questo libro di Antonio De Simone che offre una “lettura” sagittale di Derrida, un classico “eccedente” della filosofia contemporanea di cui occorre ancora raccogliere appieno la sfida della sua eredità.
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Langue
Italien -
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À propos de l'auteur
Antonio De Simone
Antonio De Simone, filosofo e saggista, è professore di Storia della filosofia e Filosofia della cultura all’Università di Urbino. Nel 2013-14, con l’Abilitazione Scientifica Nazionale, ha ottenuto l’idoneità a professore ordinario di Storia della filosofia e di Filosofia politica. Con un peculiare stile intellettuale si è occupato del pensiero filosofico, politico, etico-giuridico, ermeneutico, estetico e sociologico moderno e contemporaneo; ha analizzato, tra l’altro, il rapporto tra soggetto, conflitto e potere nelle metamorfosi della modernità a partire da Machiavelli; ha inoltre contribuito alla ricezione nazionale e internazionale dell’opera di Georg Simmel e di Jürgen Habermas. È autore di oltre una quarantina di volumi; tra i recenti: L’inquieto vincolo dell’umano (2010); Passaggio per Francoforte (2010); Dislocazioni del politico (2011²); Conflitto e socialità (2011); Il soggetto e la sovranità (2012); Alchimia del segno (2013); Machiavelli (2013); L’arte del conflitto (2014, 2016²); L’Io reciproco (2016); Intervista a Machiavelli (et. al., 2017³, Premio Letterario Nazionale “U. Fraccacreta”, 2018); Il ponte sul grande abisso (2017²); La via dell’anima (2017); Dismisure (2017); Il primo Habermas (2017²); Destino moderno. Jürgen Habermas. Il pensiero e la critica (2018); Post res perditas. Discorsi su Machiavelli. Lezioni Urbinati (2019). Ha curato le raccolte di saggi Leggere Simmel (2004); Identità, spazio e vita quotidiana (2005); La vita che c’è (et. al., 2006, 2 voll.); Diritto, giustizia e logiche del dominio (2007); Paradigmi e fatti normativi (2008); Per Habermas (et. al., 2009); Leggere Canetti (et. al., 2011). Ha ricevuto premi e riconoscimenti di prestigio per la sua attività scientifica. Collabora con riviste nazionali e internazionali. È direttore di Collane editoriali ed è Socio Ordinario dell’Accademia Raffaello di Urbino. È stato relatore al Festivalfilosofia di Modena.