La parola poetica come lievito per produrre una società armonica e materna, in un universo che emetta calore come un focolare domestico.
Tramite la metafora del pane che si sviluppa nei testi presenti in questo volume, Mandel’štam viene a definirsi poeta-lievito che ammansisce la storia provando a curarne i lineamenti più brutali, figliastro che tenta di addolcire anche la fisionomia del terribile padre (Ode a Stalin), ma con la simultanea consapevolezza di essere condannato a finire tra gli altri nel macinato, nel pastone-materia muta.
All’altro polo del pastone la materia parlante, la “materia poetica”, tutt’uno con l’entità organica del poeta, attività fisiologica o spazio psicologico in cui lievitano i sensi, ombre delle parole, parole ancora incorporee prima della loro incarnazione.
L’attenzione rivolta da Mandel’štam al lievitare del linguaggio poetico al proprio interno è tanto singolare e acuta da indurre l’amico e psicologo Lev Vygotskij a fare di un verso mandel’štamiano la sua stella polare per le ricerche sull’origine e sullo sviluppo del linguaggio.
Sull'autore
Osip Mandel’štam
Osip Mandel’štam (Varsavia 1891 – Vladivostok 1938), poeta e saggista russo, vittima della repressione staliniana, è stato uno dei più grandi poeti del XX secolo.