Idee per una filosofia dello sviluppo umano

Idee per una filosofia dello sviluppo umano

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“Quando la filosofia decade o scompare, lo si voglia o no, la coscienza di un’epoca diventa incerta, vacillante, oppressa. Serpeggia il dubbio sull’intera vita, sul suo senso, e muore la speranza. Si deprime allora la tensione vitale più profonda dell’uomo, la sua forza spirituale, e quindi non solo l’intelligenza, ma anche la volontà.”

Felice Balbo antevide e comprese, senza tuttavia essere capito, la grave “crisi di civiltà” moderna nella quale oggi ci troviamo drammaticamente immersi a livello planetario. Per porvi rimedio maturò e propose, all’interno di una più generale metafisica dell’essere, una concezione positiva e integrale dell’uomo (“il poter essere sussistente”) includente il possibile come “ciò che non è ancora reale, ma che sarà reale o potrà realizzarsi” in virtù della sua “amorosa inclinazione al più essere”, della sua sete di “futuro totale”.

La persona umana, in quanto soggetto che partecipa all’essere esistenzialmente senza esserlo essenzialmente, è in continuo compimento, cioè muove verso il fine di pienezza a motivo della sua naturale incompiutezza. Sognare a occhi aperti significa credere nel possibile, credere che l’impossibile di oggi (per esempio, la pace) possa realizzarsi domani proprio attraverso quell’atto di fede nel possibile che creativamente e attivamente trasforma il reale. Significa uscire dal mito negativo dell’impossibilità cronica e dalla trappola del pessimismo cosmico per vivere al meglio la dialettica più radicale dell’esistenza, quella tra essere e divenire.

Balbo elabora un’originale filosofia dello sviluppo umano, inteso come realizzazione integrale dell’uomo, incremento d’essere, integrazione di tutta la persona e di tutte le persone in relazione comunitaria, “sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini”, come dirà pochi anni dopo Paolo VI nella Popolorum Progressio e come oggi non si stanca di ripetere Papa Francesco.

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Sull'autore

Felice Balbo

Felice Balbo (1913-1964), filosofo torinese, militante prima nella Sinistra Cristiana e poi nel PCI (1946-1950), collaborò con la casa editrice Einaudi, legandosi in amicizia con Giulio Einaudi, Cesare Pavese e Natalia Ginzburg. Nel 1956 venne chiamato all’IRI per svolgere ricerche e studi sui riflessi delle trasformazioni tecnologiche e organizzative nelle aziende e nella società e sui problemi della formazione del personale. Fu amico e maestro di molti intellettuali e politici italiani, che lo hanno sempre ricordato per la sua sincera e profonda umanità. Valorizzò alcuni aspetti della scienza sociale marxista, si misurò con le filosofie di Norberto Bobbio e Augusto Del Noce e raggiunse una potente soluzione teoretica al “dilemma della assolutezza e storicità della verità” rinnovando la filosofia dell’essere di tradizione aristotelico-tomista.

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